giovedì 6 marzo 2014

Il ragno violino – Loxosceles rufescens

Grazie ad Alessandro “Pepsis” Kulczycki per suggerimenti e revisione.

Exuvie di Loxosceles rufescens
‹‹Sembrerà ironico ma una popolazione di ragni violino (Loxosceles rufescens) è stata trovata proprio nella casa di un liutaio.

Questo edificio di tre piani, costruito alla fine del 1600, fu eretto con grosse pietre legate da piccole quantità di malta mentre la travatura, che sostiene le varie solette ed il tetto, è costituita da spesse travi d'abete su cui venne posato un tavolato in legno per pavimento. In epoca più moderna, forse nel primo dopoguerra, le pietre delle pareti furono coperte dall’intonaco e la travatura dei soffitti nascosta da uno strato di cannette a loro volta intonacate. Queste le condizioni in cui il liutaio divenne proprietario del primo piano dello storico edificio.
L'opera di "modernizzazione" subita dalla casa, certamente ridusse i microhabitat disponibili all'aracnofauna presente nella struttura. Tuttavia, in alcuni punti dell’appartamento in questione, minuti pertugi e celati anfratti mettevano in connessione l'ambiente domestico con spazi ormai nascosti all'occhio umano. Gli stipiti di porte e finestre, le prese d'aria laterali del camino nel soggiorno e l'apertura per i fili elettrici dei lampadari, seppur adornati da eleganti rosoni, fornivano di certo delle vie di comunicazione verso la miriade di cavità presenti tra le grosse pietre delle pareti foderate in cemento; lo stesso valeva per l’ampia intercapedine, occupata solo da poche distanziate travi, creatasi tra il tavolato del pavimento del piano superiore ed il soffitto di canne ed intonaco dell’appartamento del liutaio.
Nei molti anni a seguire, piccoli interventi di manutenzione, qualche modifica alla struttura portante ed il naturale ed inevitabile invecchiamento, hanno aperto delle “ferite” sulle pareti della casa dell’artigiano. Crepe che hanno messo ancora più in contatto le innumerevoli ed intricate cavità interne dei muri con gli spazi domestici.
Non è dato sapere quando i ragni violino abbiano colonizzato questa casa, di certo da tempo immemorabile vivono tra le rocce delle prealpi intorno al lago Maggiore, ma le caratteristiche interne di questo edificio hanno ricreato dei microhabitat ideali alla loro sopravvivenza.
I ragni violino dentro le pareti ed il soffitto, cacciando gli artropodi che incautamente si avventuravano in questi bui ed angusti spazi, crescevano compiendo le loro periodiche mute e si accoppiavano dando vita a nuovi piccoli eccellenti predatori. Una generazione dopo l’altra, passando inosservata, questa popolazione si è mantenuta viva mentre, nelle stesse stanze, il liutaio costruiva gli strumenti che hanno dato il nome comune a questo ragno sul cui capo (cefalotorace) una zona più scura ricorda proprio la sagoma di un violino.
Probabilmente, qualche giovane ragno in dispersione o qualche maschio errante in cerca di una femmina con cui accoppiarsi, si sarà avventurato nella stanza e passeggiando tra trucioli di abete rosso ed acero, libri dei grandi maestri liutai, sgorbie, scalpelli e pialle, avrà incrociato anche l’artigiano, troppo impegnato dal lavoro e dai figli avuti nel frattempo per accorgersi di un piccolo ed apparentemente insignificante ragno o della sua caratteristica muta abbandonata su qualche parete indisturbata.
Una convivenza inconsapevole, per entrambi.
Infine il cambio di casa del maestro artigiano, poco lontana da quella dei Loxosceles rufescens, ha lasciato i ragni ancora più indisturbati in quello che è diventato il laboratorio del liutaio.
La figlia minore, cresciuta nel frattempo tra i trucioli di legno e l’odore di resina delle vernici, ha seguito la strada del padre diventando una brava artigiana, tanto attenta ed accurata nel lavoro quanto disinteressata ai nascosti coinquilini ad otto zampe. Ma non il suo compagno, un appassionato naturalista che, entrato nel loro laboratorio, ha subito notato la particolare forma di una piccola muta, abbandonata da uno di questi aracnidi, sulla parete d’ingresso.
Ora il laboratorio del liutaio sta per essere sottoposto ad una completa ristrutturazione che lo farà diventare la futura casa della figlia e del suo fidanzato naturalista. Quest’ultimo, durante i primi lavori di demolizione operati dall’impresa edile, ha avuto modo di ispezionare le vecchie pareti, ormai spogliate dall’intonaco, e le profonde ed intricate gallerie che si snodano dentro di esse. Anche l’intercapedine del soffitto, una volta tolto lo strato di cannette ed intonaco che la definiva, si è svelata ai suoi occhi.
Un’esperienza estremamente emozionante per lui. Un aracnofobo che, grazie agli studi scientifici intrapresi, ha saputo placare la sua fobia per i ragni tanto da appassionarsi e diventare così un loro estimatore.
Intorno alla moltitudine di exuvie (mute), lasciate dalle generazioni di ragni violino susseguitesi tra le travi della soletta e le gallerie tra le pietre, innumerevoli sete abbandonate ed ormai annerite dalla caligine negli anni si contrappongono alle nuove ragnatele dai riflessi bluastri che adornano come micidiali festoni superfici ed intercapedini. Di fronte a questo spettacolo, la precocemente instillata fobia e la maturata passione per i ragni altalenano il naturalista tra momenti di acuta attenzione, valutazione e meraviglia ad altri di circospezione, tensione e paura ad ogni piccola percezione tattile. Prova un enorme fascino ed una profonda attrazione verso questi piccoli aracnidi non più lunghi di un centimetro ma un fondato timore, dovuto agli sgradevoli effetti che potrebbe provocare un loro morso, lo tiene in costante allerta.
Le temperature di questo inverno inoltrato sono basse e con il cantiere aperto nella casa ci saranno meno di 10°C, tuttavia lui lo sa che questi minuti predatori sono nascosti lì intorno. Nelle ore più calde forse riescono ad essere pure in attività, osservando da qualche sottile fessura il trambusto intorno.
Al termine dei lavori, una volta ultimata la casa, la vita dei Loxosceles rufescens in quelle stanze non sarà più facile come lo è stata per il lungo tempo passato. Le crepe spariranno, l’intercapedine del soffitto sarà definitivamente sigillata ed ogni pertugio ostruito. Alcuni ragni moriranno a causa dei lavori o per il freddo, altri saranno murati vivi spegnendosi dopo una lunga agonia, altri ancora sopravvivranno ma si troveranno scacciati dal loro luogo di nascita.
Fortunatamente i ragni violino continueranno a vivere nel loro habitat naturale tra le rocce lì intorno oppure all’interno dei ruderi, in qualche vecchio solaio o nelle cantine impolverate, che di certo non mancano nel piccolo paese aggrappato alle pendici dei colli che salgono dalla sponda di nord-ovest del lago Maggiore. E quando uno di questi insoliti animali di casa farà visita al curioso naturalista, allora anche la giovane liutaia che lo accompagna e suo padre maestro liutaio conosceranno il ragno che ha preso il nome dai loro magnifici strumenti.››
 
Loxosceles rufescens
Questo breve racconto è nato proprio dalle emozioni che si possono provare di fronte a questo piccolo ma grande ragno e descrive, con qualche piccola licenza, una mia esperienza diretta.
Quando si sente parlare di Loxosceles (perlopiù durante la stagione estiva in cui si verifica il loro picco di attività) gli avvenimenti vengono spesso farciti di esagerazioni che inaspriscono ancor più i già difficili rapporti che la maggior parte della gente ha nei confronti dei ragni, categoria spesso ingiustamente bistrattata. Vorrei quindi tentare di riportare ad una dimensione più realistica la pessima fama che è stata affibbiata al ragno violino.
Le immagini che si trovano in rete, relative agli effetti del morso di questi aracnidi, colpiscono profondamente; tipicamente vengono rappresentate ulcere necrotiche, anche piuttosto estese a cui si possono aggiungere sintomi sistemici (nausea, vomito, febbre, dolori muscolari ed articolari), questo quadro clinico prende il nome di loxoscelismo; in alcuni articoli giornalistici si leggono anche casi di decesso dovuti al loro morso.
E’ però opportuno analizzare gli effetti del veleno di questi ragni con uno spirito un po’ più critico del sensazionalismo di alcune immagini e certi articoli.
Tutte le specie appartenenti al genere Loxosceles sono dotate di un veleno che, nel caso di morso, può condurre ad effetti rilevanti sull’uomo ma, ci tengo a precisare, questa è un’eventualità, la maggior parte dei morsi non porta a sintomi significativi.
Le specie di ragno violino (o ragno eremita) comuni nel continente americano, Loxosceles reclusa e Loxosceles laeta, hanno un veleno più potente rispetto alla specie presente in Italia, Loxosceles rufescens, che è anche di dimensioni di poco minori rispetto ai suoi parenti d’oltreoceano.
La più parte delle immagini di ferite visibili sul web sono riconducibili alle due specie americane citate poco sopra.
I casi di avvelenamento in Italia sono scarsissimi e questo già rappresenta un dato importante facendo intendere che i morsi sono estremamente rari e molti, probabilmente, risultano asintomatici; nel continente americano, la maggior presenza di questi ragni e gli effetti di maggiore entità prodotti dal loro veleno, hanno determinato statistiche ben più farcite e la casistica dei morsi di Loxosceles sp. è stata studiata con attenzione. Si è così scoperto che in oltre la metà dei morsi di questi ragni non si hanno effetti necrotici ed i sintomi sistemici si verificano solo nel 10% dei casi. Il decesso è un’eventualità estremamente remota e probabilmente riconducibile ad individui indeboliti da altre gravi patologie, persone anziane o bambini in tenera età; non c’è da escludere la possibilità che alcuni decessi siano dovuti, in casi di particolare sensibilità ad un componente del veleno, a shock anafilattico e non all’effettiva pericolosità del veleno stesso. Negli ultimi anni è stato sviluppato negli USA un test di laboratorio che consente, in caso di ferita necrotica, di scoprire se il responsabile è un ragno appartenente al genere Loxosceles. Il risultato di molti di questi test ha dato esito negativo e le successive analisi hanno poi identificato le cause delle ferite, inizialmente imputate al ragno eremita, che possono essere determinate da batteri, funghi, agenti chimici, reazioni allergiche, ecc….
L’opinione pubblica è fortemente influenzata dai morsi con conseguenze gravi che però, come visto, rappresentano una bassa percentuale. La maggior parte dei morsi produce lievi sintomi locali od addirittura rimane asintomatica e passa inosservata non rientrando quindi nelle statistiche che, in tal caso, risulterebbero ancora più rosee.
Le caratteristiche che contribuiscono a rendere questi ragni ancora meno pericolosi, rispetto alla visione che ha di loro l’immaginario collettivo, sono la scarsissima attitudine a mordere (praticamente solo se premuti contro la pelle), le loro abitudini di vita elusive ed estremamente statiche (il nome comune americano “ragno eremita” rende abbastanza l’idea) e l’impossibilità degli stadi giovanili, in particolare per la specie italiana Loxosceles rufescens, di assestare un morso in grado di perforare la cute; esiste poi la possibilità dei “dry bites” o “morsi asciutti” in cui il ragno non inietta il veleno durante il morso.
Giusto per dare un dato sorprendente: nel 2001, all’interno di un edificio abitato in una cittadina del Kansas, in 6 mesi sono stati raccolti 2055 esemplari di Loxosceles reclusa, eppure nessuno degli inquilini ha mai mostrato sintomi riconducibili al loxoscelismo.
Sono ragni relativamente comuni ma non facili da incontrare, abitano luoghi angusti (solitamente sottotetti, soffitte e cantine) occupando strette fessure o piccoli pertugi inviolabili. Proprio la loro ricerca di ambienti indisturbati li tiene lontani dalle zone più utilizzate delle abitazioni relegandoli quasi sempre ai locali domestici sopracitati. Una volta individuato il luogo adatto, i ragni violino tessono una tela disordinata e poco visibile da cui non si allontanano e, considerando che questi animali possono rimanere molti mesi (in realtà fino anche a 2 anni) senza cibo né acqua, le probabilità di incontro si riducono ancor più.
I Loxosceles, lottando per la sopravvivenza, hanno evoluto queste loro peculiari caratteristiche in milioni di anni e, nel corso di questo percorso, anche il veleno che producono si è modificato andando incontro alle loro esigenze alimentari e di protezione dai predatori. Questi piccoli ragni violino fanno parte della biodiversità che ci circonda e che dovremmo imparare a conoscere e proteggere. Anche loro rappresentano una tessera importante nel mosaico di forme di vita che mantengono un ecosistema sano e per questo meritano profondo rispetto.
Dobbiamo comunque porre nei loro confronti una certa attenzione, i possibili effetti del veleno non vanno sottovalutati ed in caso di morso, nel dubbio si tratti di un ragno di questo genere, è meglio raccogliere l’esemplare in un barattolo recandosi al pronto soccorso per tenere monitorato l’evolversi della situazione. Tuttavia, da quanto esposto sopra, si intuisce che la probabilità di ricevere un morso, e che questo abbia effetti rilevanti, è davvero remota anche se i Loxosceles abitano casa vostra.
Concludendo, per chi dovesse trovarsi nella condizione di condividere casa con questi coinquilini ad otto zampe, lascio un elenco di accortezze atte a ridurre ulteriormente le possibilità di contatto:

  • innanzitutto contattare un esperto per essere sicuri che si tratti effettivamente di un appartenente al genere Loxosceles
  • occludere crepe e buchi che mettano in connessione gli ambienti domestici con l’interno di muri, solette, scantinati e soffitte
  • non lasciare asciugamani, lenzuola e vestiti a terra od appesi alle pareti
  • scuotere vigorosamente e controllare i vestiti prima di indossarli (scarpe incluse)
  • controllare le lenzuola prima di coricarsi
  • ordine e pulizia
  • in caso di massiccia presenza valutare (in particolare nella bella stagione) l’utilizzo di trappole adesive
  • se i ritrovamenti sono frequenti anche nelle stanze da letto è possibile prendere in considerazione l’utilizzo di zanzariere da letto

Loxosceles rufescens

Nessun commento:

Posta un commento