Grazie
ad Alessandro “Pepsis” Kulczycki per suggerimenti e revisione.
Exuvie di Loxosceles rufescens |
‹‹Sembrerà ironico ma una popolazione di ragni violino (Loxosceles rufescens) è stata trovata proprio nella casa di un
liutaio.
Questo edificio di tre piani, costruito alla fine del 1600, fu eretto con grosse pietre legate da piccole quantità di malta mentre la travatura, che sostiene le varie solette ed il tetto, è costituita da spesse travi d'abete su cui venne posato un tavolato in legno per pavimento. In epoca più moderna, forse nel primo dopoguerra, le pietre delle pareti furono coperte dall’intonaco e la travatura dei soffitti nascosta da uno strato di cannette a loro volta intonacate. Queste le condizioni in cui il liutaio divenne proprietario del primo piano dello storico edificio.
L'opera di "modernizzazione" subita dalla casa, certamente
ridusse i microhabitat disponibili all'aracnofauna presente nella struttura.
Tuttavia, in alcuni punti dell’appartamento in questione, minuti pertugi e
celati anfratti mettevano in connessione l'ambiente domestico con spazi ormai
nascosti all'occhio umano. Gli stipiti di porte e finestre, le prese
d'aria laterali del camino nel soggiorno e l'apertura per i fili elettrici dei
lampadari, seppur adornati da eleganti rosoni, fornivano di certo delle vie di
comunicazione verso la miriade di cavità presenti tra le grosse pietre
delle pareti foderate in cemento; lo stesso valeva per l’ampia intercapedine,
occupata solo da poche distanziate travi, creatasi tra il tavolato del
pavimento del piano superiore ed il soffitto di canne ed intonaco
dell’appartamento del liutaio.
Nei molti anni a seguire, piccoli interventi di manutenzione, qualche
modifica alla struttura portante ed il naturale ed inevitabile invecchiamento, hanno
aperto delle “ferite” sulle pareti della casa dell’artigiano. Crepe che hanno
messo ancora più in contatto le innumerevoli ed intricate cavità interne dei
muri con gli spazi domestici.
Non è dato sapere quando i ragni violino abbiano colonizzato questa casa,
di certo da tempo immemorabile vivono tra le rocce delle prealpi intorno al
lago Maggiore, ma le caratteristiche interne di questo edificio hanno ricreato
dei microhabitat ideali alla loro sopravvivenza.
I ragni violino dentro le pareti ed il soffitto, cacciando gli artropodi
che incautamente si avventuravano in questi bui ed angusti spazi, crescevano
compiendo le loro periodiche mute e si accoppiavano dando vita a nuovi piccoli
eccellenti predatori. Una generazione dopo l’altra, passando inosservata, questa
popolazione si è mantenuta viva mentre, nelle stesse stanze, il liutaio
costruiva gli strumenti che hanno dato il nome comune a questo ragno sul cui capo (cefalotorace) una zona più scura ricorda
proprio la sagoma di un violino.
Probabilmente, qualche giovane ragno in dispersione o qualche maschio
errante in cerca di una femmina con cui accoppiarsi, si sarà avventurato nella
stanza e passeggiando tra trucioli di abete rosso ed acero, libri dei grandi
maestri liutai, sgorbie, scalpelli e pialle, avrà incrociato anche l’artigiano,
troppo impegnato dal lavoro e dai figli avuti nel frattempo per accorgersi di
un piccolo ed apparentemente insignificante ragno o della sua caratteristica
muta abbandonata su qualche parete indisturbata.
Una convivenza inconsapevole, per entrambi.
Infine il cambio di casa del maestro artigiano, poco lontana da quella dei Loxosceles rufescens, ha lasciato i
ragni ancora più indisturbati in quello che è diventato il laboratorio del
liutaio.
La figlia minore, cresciuta nel frattempo tra i trucioli di legno e l’odore
di resina delle vernici, ha seguito la strada del padre diventando una brava
artigiana, tanto attenta ed accurata nel lavoro quanto disinteressata ai
nascosti coinquilini ad otto zampe. Ma non il suo compagno, un appassionato naturalista
che, entrato nel loro laboratorio, ha subito notato la particolare forma di una
piccola muta, abbandonata da uno di questi aracnidi, sulla parete d’ingresso.
Ora il laboratorio del liutaio sta per essere sottoposto ad una completa
ristrutturazione che lo farà diventare la futura casa della figlia e del suo
fidanzato naturalista. Quest’ultimo, durante i primi lavori di demolizione
operati dall’impresa edile, ha avuto modo di ispezionare le vecchie pareti,
ormai spogliate dall’intonaco, e le profonde ed intricate gallerie che si
snodano dentro di esse. Anche l’intercapedine del soffitto, una volta tolto lo
strato di cannette ed intonaco che la definiva, si è svelata ai suoi occhi.
Un’esperienza estremamente emozionante per lui. Un aracnofobo che, grazie
agli studi scientifici intrapresi, ha saputo placare la sua fobia per i ragni
tanto da appassionarsi e diventare così un loro estimatore.
Intorno alla moltitudine di exuvie (mute), lasciate dalle generazioni di
ragni violino susseguitesi tra le travi della soletta e le gallerie tra le
pietre, innumerevoli sete abbandonate ed ormai annerite dalla caligine negli
anni si contrappongono alle nuove ragnatele dai riflessi bluastri che adornano
come micidiali festoni superfici ed intercapedini. Di fronte a questo
spettacolo, la precocemente instillata fobia e la maturata passione per i ragni
altalenano il naturalista tra momenti di acuta attenzione, valutazione e
meraviglia ad altri di circospezione, tensione e paura ad ogni piccola
percezione tattile. Prova un enorme fascino ed una profonda attrazione verso
questi piccoli aracnidi non più lunghi di un centimetro ma un fondato timore, dovuto
agli sgradevoli effetti che potrebbe provocare un loro morso, lo tiene in
costante allerta.
Le temperature di questo inverno inoltrato sono basse e con il cantiere
aperto nella casa ci saranno meno di 10°C , tuttavia lui lo sa che questi minuti
predatori sono nascosti lì intorno. Nelle ore più calde forse riescono ad
essere pure in attività, osservando da qualche sottile fessura il trambusto
intorno.
Al termine dei lavori, una volta ultimata la casa, la vita dei Loxosceles rufescens in quelle stanze
non sarà più facile come lo è stata per il lungo tempo passato. Le crepe
spariranno, l’intercapedine del soffitto sarà definitivamente sigillata ed ogni
pertugio ostruito. Alcuni ragni moriranno a causa dei lavori o per il freddo,
altri saranno murati vivi spegnendosi dopo una lunga agonia, altri ancora sopravvivranno
ma si troveranno scacciati dal loro luogo di nascita.
Fortunatamente i ragni violino continueranno a vivere nel loro habitat naturale
tra le rocce lì intorno oppure all’interno dei ruderi, in qualche vecchio
solaio o nelle cantine impolverate, che di certo non mancano nel piccolo paese
aggrappato alle pendici dei colli che salgono dalla sponda di nord-ovest del
lago Maggiore. E quando uno di questi insoliti animali di casa farà visita al
curioso naturalista, allora anche la giovane liutaia che lo accompagna e suo
padre maestro liutaio conosceranno il ragno che ha preso il nome dai loro
magnifici strumenti.››
Questo breve
racconto è nato proprio dalle emozioni che si possono provare di fronte a
questo piccolo ma grande ragno e descrive, con qualche piccola licenza, una mia
esperienza diretta.
Quando si
sente parlare di Loxosceles (perlopiù
durante la stagione estiva in cui si verifica il loro picco di attività) gli avvenimenti
vengono spesso farciti di esagerazioni che inaspriscono ancor più i già
difficili rapporti che la maggior parte della gente ha nei confronti dei ragni,
categoria spesso ingiustamente bistrattata. Vorrei quindi tentare di riportare
ad una dimensione più realistica la pessima fama che è stata affibbiata al
ragno violino.
Le immagini
che si trovano in rete, relative agli effetti del morso di questi aracnidi,
colpiscono profondamente; tipicamente vengono rappresentate ulcere necrotiche,
anche piuttosto estese a cui si possono aggiungere sintomi sistemici (nausea,
vomito, febbre, dolori muscolari ed articolari), questo quadro clinico prende
il nome di loxoscelismo; in alcuni articoli giornalistici si leggono anche casi
di decesso dovuti al loro morso.
E’ però opportuno
analizzare gli effetti del veleno di questi ragni con uno spirito un po’ più
critico del sensazionalismo di alcune immagini e certi articoli.
Tutte le
specie appartenenti al genere Loxosceles
sono dotate di un veleno che, nel caso di morso, può condurre ad effetti
rilevanti sull’uomo ma, ci tengo a precisare, questa è un’eventualità, la
maggior parte dei morsi non porta a sintomi significativi.
Le specie di
ragno violino (o ragno eremita) comuni nel continente americano, Loxosceles reclusa e Loxosceles laeta, hanno un veleno più
potente rispetto alla specie presente in Italia, Loxosceles rufescens, che è anche di dimensioni di poco minori
rispetto ai suoi parenti d’oltreoceano.
La più parte
delle immagini di ferite visibili sul web sono riconducibili alle due specie
americane citate poco sopra.
I casi di
avvelenamento in Italia sono scarsissimi e questo già rappresenta un dato
importante facendo intendere che i morsi sono estremamente rari e molti,
probabilmente, risultano asintomatici; nel continente americano, la maggior
presenza di questi ragni e gli effetti di maggiore entità prodotti dal loro
veleno, hanno determinato statistiche ben più farcite e la casistica dei morsi
di Loxosceles sp. è stata studiata
con attenzione. Si è così scoperto che in oltre la metà dei morsi di questi
ragni non si hanno effetti necrotici ed i sintomi sistemici si verificano solo
nel 10% dei casi. Il decesso è un’eventualità
estremamente remota e probabilmente riconducibile
ad individui indeboliti da altre gravi patologie, persone anziane o bambini in
tenera età; non c’è da escludere la possibilità che alcuni decessi siano dovuti,
in casi di particolare sensibilità ad un componente del veleno, a shock
anafilattico e non all’effettiva pericolosità del veleno stesso. Negli ultimi
anni è stato sviluppato negli USA un test di laboratorio che consente, in caso
di ferita necrotica, di scoprire se il responsabile è un ragno appartenente al
genere Loxosceles. Il risultato di
molti di questi test ha dato esito negativo e le successive analisi hanno poi
identificato le cause delle ferite, inizialmente imputate al ragno eremita, che
possono essere determinate da batteri, funghi, agenti chimici, reazioni
allergiche, ecc….
L’opinione
pubblica è fortemente influenzata dai morsi con conseguenze gravi che però,
come visto, rappresentano una bassa percentuale. La maggior parte dei morsi produce
lievi sintomi locali od addirittura rimane asintomatica e passa inosservata non
rientrando quindi nelle statistiche che, in tal caso, risulterebbero ancora più
rosee.
Le
caratteristiche che contribuiscono a rendere questi ragni ancora meno
pericolosi, rispetto alla visione che ha di loro l’immaginario collettivo, sono
la scarsissima attitudine a mordere (praticamente solo se premuti contro la
pelle), le loro abitudini di vita elusive ed estremamente statiche (il nome
comune americano “ragno eremita” rende abbastanza l’idea) e l’impossibilità
degli stadi giovanili, in particolare per la specie italiana Loxosceles rufescens, di assestare un
morso in grado di perforare la cute; esiste poi la possibilità dei “dry bites”
o “morsi asciutti” in cui il ragno non inietta il veleno durante il morso.
Giusto per
dare un dato sorprendente: nel 2001, all’interno di un edificio abitato in una
cittadina del Kansas, in 6 mesi sono stati raccolti 2055 esemplari di Loxosceles reclusa, eppure nessuno degli
inquilini ha mai mostrato sintomi riconducibili al loxoscelismo.
Sono ragni
relativamente comuni ma non facili da incontrare, abitano luoghi angusti
(solitamente sottotetti, soffitte e cantine) occupando strette fessure o
piccoli pertugi inviolabili. Proprio la loro ricerca di ambienti indisturbati li
tiene lontani dalle zone più utilizzate delle abitazioni relegandoli quasi
sempre ai locali domestici sopracitati. Una volta individuato il luogo adatto,
i ragni violino tessono una tela disordinata e poco visibile da cui non si
allontanano e, considerando che questi animali possono rimanere molti mesi (in
realtà fino anche a 2 anni) senza cibo né acqua, le probabilità di incontro si
riducono ancor più.
I Loxosceles, lottando per la
sopravvivenza, hanno evoluto queste loro peculiari caratteristiche in milioni
di anni e, nel corso di questo percorso, anche il veleno che producono si è
modificato andando incontro alle loro esigenze alimentari e di protezione dai
predatori. Questi piccoli ragni violino fanno parte della biodiversità che ci
circonda e che dovremmo imparare a conoscere e proteggere. Anche loro
rappresentano una tessera importante nel mosaico di forme di vita che
mantengono un ecosistema sano e per questo meritano profondo rispetto.
Dobbiamo
comunque porre nei loro confronti una certa attenzione, i possibili effetti del
veleno non vanno sottovalutati ed in caso di morso, nel dubbio si tratti di un
ragno di questo genere, è meglio raccogliere l’esemplare in un barattolo recandosi
al pronto soccorso per tenere monitorato l’evolversi della situazione. Tuttavia,
da quanto esposto sopra, si intuisce che la probabilità di ricevere un morso, e
che questo abbia effetti rilevanti, è davvero remota anche se i Loxosceles abitano casa vostra.
Concludendo,
per chi dovesse trovarsi nella condizione di condividere casa con questi
coinquilini ad otto zampe, lascio un elenco di accortezze atte a ridurre
ulteriormente le possibilità di contatto:
- innanzitutto contattare un esperto per essere sicuri che si tratti effettivamente di un appartenente al genere Loxosceles
- occludere crepe e buchi che mettano in connessione gli ambienti domestici con l’interno di muri, solette, scantinati e soffitte
- non lasciare asciugamani, lenzuola e vestiti a terra od appesi alle pareti
- scuotere vigorosamente e controllare i vestiti prima di indossarli (scarpe incluse)
- controllare le lenzuola prima di coricarsi
- ordine e pulizia
- in caso di massiccia presenza valutare (in particolare nella bella stagione) l’utilizzo di trappole adesive
- se i ritrovamenti sono frequenti anche nelle stanze da letto è possibile prendere in considerazione l’utilizzo di zanzariere da letto
Loxosceles rufescens |
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